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 Mer 13 Apr 2016

RADON – I NUOVI LIVELLI DI RIFERIMENTO DELLA DIRETTIVA 2013/59/EURATOM

  radiazioni ionizzanti , sicurezza

RADON – I NUOVI LIVELLI DI RIFERIMENTO DELLA DIRETTIVA 2013/59/EURATOM

E' fissata al 6 febbraio 2018 la data entro la quale il Governo italiano dovrà procedere al recepimento della la Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio Europeo del dicembre 2013 (cfr. allegato), già pubblicata il 17 gennaio 2014, che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti e che si presume avrà un notevole impatto sulla normativa relativa all’esposizione al radon negli ambienti di lavoro.

Fra le principali novità introdotte con la nuova Direttiva 2013/59/Euratom vi sono livelli di riferimento inferiori rispetto ai livelli di azione indicati dalla normativa italiana per gli ambienti di lavoro; ogni Stato membro dovrà stabilire livelli di riferimento nazionali, per la media annua della concentrazione di attività di radon in aria, non superiori a 300 Bq/mc, a meno che un livello superiore non sia giustificato dalle circostanze esistenti a livello nazionale (ad oggi invece il livello di azione è pari a 500 Bq/mc).

Relativamente agli ambienti residenziali non esiste attualmente una normativa specifica ed in passato ci si rifaceva prima alla Raccomandazione europea 90/143/Euratom del 21/02/90, che aveva stabilito un livello di riferimento di 400 Bq/mc per gli edifici esistenti e, come parametro di progetto, un livello di 200 Bq/mc per gli edifici residenziali da costruire, superati i quali era raccomandata l'adozione di provvedimenti correttivi, e poi, dal 2009, al valore di riferimento di 100 Bq/mc proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che consentiva comunque, per particolari condizioni, di arrivare fino a 300 Bq/mc.

Ora la Direttiva impone che gli Stati membri stabiliscano livelli di riferimento nazionali, per la media annua della concentrazione di attività di radon in aria, non superiori a 300 Bq/mc.

Altra indicazione data dalla direttiva è che gli Stati membri definiscano un piano d'azione nazionale che affronti i rischi di lungo termine dovuti alle esposizioni al radon, con il principale obiettivo di ridurre l’impatto sulla popolazione e sui lavoratori, attraverso, ad esempio, l’adozione di misure appropriate per prevenire l’ingresso del radon in nuovi edifici e individuando le zone in cui si prevede che la concentrazione media annuale di radon superi il livello di riferimento nazionale in un numero significativo di edifici. All’interno di tali zone dovranno essere effettuate misurazioni del radon nei luoghi di lavoro e negli edifici pubblici situati al pianterreno o a livello interrato, e promossi interventi volti a individuare le abitazioni in cui la concentrazione media annua supera il livello di riferimento, incoraggiando eventuali azioni di rimedio in tali abitazioni.

A tale scopo, si rivelano molto interessanti le indicazioni per interventi volti alla riduzione del gas negli ambienti pubblicate da ISPRA, di carattere generale e di tipo descrittivo.

Gli interventi presi in considerazione sono i seguenti:

- Depressurizzazione del suolo: è la tecnica maggiormente consigliata nel caso di concentrazione molto elevata derivante dal suolo; prevede la realizzazione di un pozzetto di raccolta del gas radon, collegato a un piccolo ventilatore, sotto la superficie dell'edificio così da creare una depressione tale da raccogliere il gas, per poi espellerlo in aria ed impedirne l’ingresso nell’edificio;

- Ventilazione: questa tecnica prevede l’installazione di uno o più ventilatori con lo scopo di diluire il radon presente nell’aria; possono però insorgere problemi legati alla necessità di recupero del calore nei mesi invernali; per questo motivo il metodo si rivela maggiormente adatto per applicazioni in ambienti di lavoro, in particolare laddove esiste già un impianto;

- Ventilazione del vespaio: laddove presente un vespaio, aumentando la ventilazione in quella zona dell’edificio si diluisce il radon presente e di conseguenza il trasferimento del gas all’interno dello stabile; l'incremento della ventilazione può essere realizzato aumentando il numero delle bocchette di aerazione ed eventualmente applicando un ventilatore ma in alcuni casi la semplice pulizia delle bocchette di aerazione può portare ad una riduzione considerevole della concentrazione di radon;

- Pressurizzazione dell’edificio: in questo caso si cerca di incrementare la pressione interna dell'edificio, in modo da contrastare la risalita del radon dal suolo, anche in questo caso per mezzo di ventilatori;

- Sigillatura delle vie di ingresso: con questo metodo si tenta di chiudere tutte le possibili vie di ingresso. La sigillatura può essere parziale, cioè a carico delle fessure, delle giunzioni pavimento-pareti, dei passaggi dei servizi, (idraulici, termici, delle utenze ecc.), per la quale si utilizzano particolari materiali polimerici, oppure totale, cioè su tutta la superficie di contatto con il suolo, per la quale si utilizzano fogli di materiale impermeabile al radon;

- Azioni di prevenzione per nuove costruzioni: in fase di progettazione o di costruzione di un nuovo edificio è opportuno prevedere l’adozione di uno dei criteri sopra individuati, così da poterne contener i costi.

A conclusione di quanto detto è quindi importante ricordare la scadenza di recepimento della direttiva, per monitorare i nuovi limiti di gas radon che verranno indicati e adeguare di conseguenza le misure di controllo e prevenzione e protezione adottate.





A cura di: Ing. Emanuela PISANU


ALLEGATI
  Allegato: Direttiva 2013/59/Euratom

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