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 Ven 30 Dic 2016

LAVORO NOTTURNO: PROTEGGERSI DAI POTENZIALI DANNI

  lavoro notturno , salute

LAVORO NOTTURNO: PROTEGGERSI DAI POTENZIALI DANNI

Lavorare nelle ore notturne può nuocere alla salute, anche in modo grave.

Una vita al contrario, conseguenza di una società frenetica, sempre connessa, abituata ad avere tutto in ogni istante, può avere effetti devastanti sul corpo umano, se non si adottano le necessarie precauzioni.

A dirlo è uno studio americano, parte di un più ampio progetto partito nel 1976 e condotto da un team internazionale. L’indagine ha analizzato per un ventennio la salute di un gruppo di 75 mila infermiere americane; secondo gli autori, ciò non costituirebbe un limite ma, al contrario, il riferirsi ad una sola professione, permettendo di escludere le variabili legate alla diversità di occupazione, rafforzerebbe i risultati ottenuti, comunque considerati estendibili alla popolazione generale. Oggi, infatti, oltre agli operatori sanitari, sono molti i lavoratori costretti a lavorare con turni, dai call center a chi deve fare i conti con i fusi orari nello svolgimento delle proprie mansioni.  

I risultati, pubblicati nel 2012 sull'American Journal of Preventive Medicine, riportano che un’alterazione dei regolari ritmi del sonno, anche se per un periodo limitato di cinque anni, accresce il rischio di cancro al polmone e di malattie cardiovascolari con un aumento complessivo della mortalità dell'11%.  Nel dettaglio, i ricercatori hanno visto che le donne che avevano lavorato con turni per un periodo dai 6 ai 14 anni, avevano un rischio di morte per malattie cardiovascolari maggiore del 19%, che arrivava al 23% per periodi lavorativi più lunghi di 15 anni. 

Per spiegare i meccanismi alla base della maggior vulnerabilità alle malattie oncologiche e cardiovascolari dei turnisti bisogna fare riferimento alla melatonina, ormone dalla funzione protettiva per l’organismo e coinvolto nella regolazione del ciclo sonno veglia.  Alterare il ritmo circadiano riduce i livelli di melatonina secreti dall’organismo, la cui funzione oncoprotettrice è confermata da decenni di studi sull’uomo e sull’animale; la melatonina è un antiossidante che contrasta quei fenomeni di danneggiamento del DNA che possono portare allo sviluppo dei tumori.

Per quanto riguarda l’aumento della mortalità cardiovascolare emersa dallo studio, la melatonina avrebbe un effetto stabilizzante sulla membrana dei vasi. Ciò determina una riduzione della reazione infiammatoria alla base della produzione delle cosiddette placche endovasali, tra cui quelle coronariche che portano alle patologie ischemiche cardiache.

Il rischio di sviluppare certe malattie in seguito a turni di lavoro notturni è un sorvegliato speciale da tempo, tanto che già dal 2007 l'International Agency for Research on Cancer (lo IARC) di Lione ha inserito il “lavoro su turni che comporta un’alterazione dei ritmi circadiani” fra i possibili fattori che agevolano la carcinogenesi. Nel suo rapporto (Monografia IARC sulla valutazione del rischio cancerogeno per l’essere umano nr.98”) del 2010 ha classificato il rischio di tumore legato al turno notturno come “possibile-2A” (probabile cancerogeno per l'uomo).   

Anche il nostro cervello risente del lavoro notturno, in particolare con un peggioramento nelle prestazioni delle principali facoltà cognitive, come memoria, attenzione, velocità di reazione. Lo ha dimostrato uno studio franco-britannico che ha seguito per dieci anni 3000 lavoratori nel sud della Francia fra i 32 e i 62 anni, impiegati nei più diversi settori ma con almeno 50 giorni all'anno con orari notturni.  I risultati sono chiari: dieci o più anni da turnisti portano ad un’accelerazione del declino cognitivo. L'impatto negativo, inoltre, pur reversibile, persiste per almeno cinque anni dopo la fine del lavoro a turni.

Come ci si può proteggere, dunque?

Quando cambiare lavoro non è una strada perseguibile, si devono adottare delle strategie che riguardano l’organizzazione del lavoro volte a minimizzare il danno. Eccone alcuni:

- Preferire rotazioni in senso orario piuttosto che antiorario (mattina, pomeriggio, notte piuttosto che mattina, notte, pomeriggio);

- Evitare che i turni della mattina inizino eccessivamente presto. Evitare turni molto lunghi (di 9-12 ore) se non adeguatamente strutturati, con pause e interruzioni per evitare l’accumulo eccessivo di fatica o l’esposizione a sostanze tossiche;

- Programmare turni il più possibile regolari, lasciando liberi i fine settimana;

- Lavorare di notte in modo permanente è accettabile solo in situazione lavorative particolari e comunque l’inversione del ciclo sonno-veglia va mantenuta anche nelle giornate non lavorative e l’esposizione alla luce del sole va evitata quando si stacca e nel viaggio verso casa (indossare occhiali da sole mentre si rientra a casa);

- Lasciare tra un turno e l’altro un tempo sufficiente al recupero delle ore di sonno e dalla fatica, evitando due turni nelle 24ore e inserendo il giorno di pausa dopo un turno di notte;

- Lasciare ai lavoratori una certa flessibilità di orario per permettere loro di gestire al meglio impegni personali, famigliari e sociali.

Occorre inoltre ridurre i fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo della patologia:

- Per il tumore al polmone: dire basta al fumo e no all’esposizione a cancerogeni polmonari certi (amianto, idrocarburi policiclici aromatici, Cromo esavalente, Nickel, Arsenico, Berillio, Cadmio, Silice, Radon);

- Per le malattie cardiovascolari: dire basta al fumo obesità, ipertensione e adottare abitudini di vita salutari (attività fisica, dieta).





A cura di: Dott.ssa Elena RICHERI


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