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 Mar 14 Mar 2017

L’ANALISI E LA QUANTIFICAZIONE DELLA FORZA NEL RISCHIO DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO DEGLI ARTI SUPERIORI

  ctd , salute , valutazione dei rischi

L’ANALISI E LA QUANTIFICAZIONE DELLA FORZA NEL RISCHIO DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO DEGLI ARTI SUPERIORI

Nelle attività che comportano movimenti ripetuti degli arti superiori, la forza rappresenta l’impegno meccanico (biomeccanico) richiesto per compiere una determinata azione tecnica, ovvero una serie di azioni tecniche.

Il suo contributo concorre in modo determinante alla composizione del livello finale di rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, qualora la valutazione venga affrontata attraverso l’uso della Checklist OCRA o dell’indice OCRA (principali strumenti di valutazione abitualmente utilizzati):

Punteggio finale di checklist = Frequenza + Forza + Postura + Complementari

La forza può essere determinata da una componente esterna (sotto forma di forza applicata), o interna (tensione a livello muscolo/tendineo).

La necessità di applicazione di forza, durante il lavoro, deriva principalmente da:

- movimentazione e/o mantenimento di oggetti o strumenti di lavoro

- mantenimento protratto, in una determinata posizione, di una parte del corpo

Ne consegue l’effettuazione di azioni di tipo dinamico o statico. La letteratura scientifica identifica l’uso della forza come fattore di rischio sia per le strutture tendinee che per quelle muscolari. In particolare, i fattori forza e frequenza d’azione hanno un effetto sinergico (interazione di tipo moltiplicativo) nella determinazione di patologie a carico dei suddetti “organi bersaglio” (es. tunnel carpale).

Si determina quindi la necessità di quantificare la forza, nel contesto dei compiti ripetitivi caratterizzanti l’attività svolta. Possono essere adottate al proposito alcune metodologie, tuttavia non prive di ostacoli operativi:

- stima semiquantitativa della forza esterna attraverso il peso degli oggetti movimentati, ovvero tramite l’utilizzo di dinamometri (non sempre la forza è correttamente esprimibile tramite il peso dell’oggetto movimentato; non sempre i dati ottenuti vengono correttamente integrati con parametri di tipo biomeccanico; non sono sempre disponibili adeguati strumenti di misura);

- definizione della forza interna mediante tecniche di elettromiografia (metodologia con elevatissimi standard di precisione, ma di difficile applicazione sul campo).

Per superare tali difficoltà, si ricorre ad una scala apposita, denominata “scala di Borg”, con la quale si esprime numericamente (con valori da 0 a 10) lo sforzo muscolare percepito a carico di un determinato comparto corporeo.

I risultati ottenuto dall’applicazione della scala di Borg possono essere paragonabili, in linea generale/grossolana, ai dati ottenuti da elettromiografia, a condizione che la stessa venga applicata ad un numero di lavoratori sufficientemente rappresentativo ed avendo l’accortezza di escludere dall’indagine le seguenti categorie di operatori:

lavoratori portatori di patologie a carico degli arti superiori

lavoratori neoassunti (in generale con anzianità lavorativa minore di 12 mesi)

lavoratori con caratteristiche antropometriche estreme, vale a dire soggetti con misure antropometriche non rientranti nell’intervallo 5-95simo percentile

lavoratori non in grado di motivare il valore di forza da essi stessi attribuito (come indicato successivamente)

Dal punto di vista applicativo, vengono suggeriti alcuni accorgimenti utili a garantire la massima rappresentatività ai dati raccolti. È opportuno quindi:

- conoscere preliminarmente lo svolgimento del ciclo o del compito ripetitivo, con studio della forza successivo allo studio della frequenza;

- intervistare i lavoratori a cura del tecnico aziendale incaricato;

- richiedere ai lavoratori se all’interno del ciclo esistono azioni tecniche che richiedono una significativa forza muscolare, da parte degli arti superiori. Nella domanda posta occorre evidenziare la differenza fra forza muscolare e stanchezza complessiva accumulata a fine turno, elementi da non confondere;

- dopo aver selezionato le azioni con uso di forza “significativa”, chiedere al lavoratore di attribuire ad ognuna di esse una delle voci indicate nella scala di Borg, espresse con il termine verbale e non numerico (assente – estremamente leggera – molto leggera – leggera - moderata – moderata+ - forte – forte+ - molto forte – molto forte ++ - molto forte+++ - massima). Ad ogni azione con uso di forza, identificata dal lavoratore, corrisponderà un punteggio progressivo da 0 a 10 (attribuito dal tecnico rilevatore). È importante far attribuire dal lavoratore stesso il livello di forza raggiunto durante lo svolgimento delle diverse azioni. Infatti, soprattutto per azioni compiute con la punta delle dita o dalle piccole articolazioni o in particolari posizioni articolari (azionare pulsante, azionare leva, sforzi a braccia sollevate, etc.) è difficilmente percepibile da un osservatore esterno l’uso di forza, anche se di notevole entità. È anche utile che l’intervistatore provi direttamente ad eseguire i gesti richiedenti forza, al fine di supportare il lavoratore nell’esprimere il giudizio e per avvalorare direttamente il risultato ottenuto;

- richiedere al lavoratore di spiegare il motivo della presenza di sforzo fisico, per le azioni indicate come impegnative. Tali informazioni risultano immediatamente spendibili per determinare possibili migliorie connesse a difetti tecnici del prodotto, a inefficienza degli attrezzi utilizzati, alla scelta non corretta di ausili meccanici, con possibile soluzione immediata;

- alle azioni non segnalate con presenza di forza, attribuire valore 0 o 0,5 in scala di Borg;

- attribuire ad ogni azione con presenza di forza la relativa durata; successivamente tradurre in frazione di tempo rispetto alla durata del ciclo;

- intervistare tutti i lavoratori che svolgono lo stesso compito (anche in turni diversi); utilizzare poi il valore modale;

- calcolare indici differenti per lavoratori di sesso maschile e femminile.

Il calcolo dello sforzo medio ponderato nel tempo si determina moltiplicando il valore, in scala di Borg, attribuito a ciascuna azione per la sua frazione di durata nel tempo e quindi sommando i risultati parziali.

Tale valore verrà utilizzato nella Checklist o nell’indice OCRA per l’attribuzione del punteggio relativo al fattore forza.

In ultimo occorre evidenziare eventuali “picchi di forza” (5 o superiori, in scala di Borg) associati a determinate azioni e le relative durate temporali. La persistenza di picchi per periodi superiori a 1-2 secondi definisce (nella Checklist o nell’indice OCRA) punteggi via via più rilevanti all’aumentare della durata (punteggi da 4 a 32).

Per il controllo del fattore di rischio forza, occorre ridurre/evitare lo sforzo muscolare eccessivo, durante l’effettuazione di un compito. L’uso di forza può anche essere condizionato dalle cattive caratteristiche ergonomiche del posto di lavoro e non solo direttamente connesso al compito da svolgere. In particolare, le posture incongrue del polso e della mano riducono drasticamente la capacità di applicazione di forza da parte della muscolatura del segmento interessato. Una riduzione della richiesta di forza può essere ottenuta utilizzando strumenti a motore (un avvitatore in sostituzione di un cacciavite); strumenti meccanici di presa e di fissaggio della presa (una pinza in sostituzione della pressione manuale, per la tenuta di un particolare); leve più vantaggiose azionabili in posizioni migliori da gruppi muscolari più forti; compiti con una prevalente componente meccanizzata; etc.





A cura di: P.I. Marco ANTONIELLI


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